Buona
domenica a tutti!
Dopo
sospensioni e pneumatici, per completare la panoramica sul gruppo ruota,
parliamo di un impianto molto importante presente anch’esso su tutte le vetture
: l’impianto frenante.
Esso è utilizzato per ridurre in modo più o meno
graduale ed in spazi ragionevolmente contenuti la velocità dell’autoveicolo e di tenere questo
fermo durante le soste.
In base a
queste due funzioni a bordo veicoli sono presenti due impianti differenti:
- quello di frenatura di servizio
- quello di frenatura di stazionamento
Con riferimento
al primo tipo di impianto, possiamo dire che esso si differenzia in base al
tipo di veicolo su cui si trova e, più precisamente, può essere di tipo
idraulico in cui il fluido di lavoro è una particolare liquido se è installato
su autovetture e di tipo pneumatico in cui invece il fluido di lavoro è aria
compressa se parliamo di veicoli da lavoro quali camion ed autobus.
In questo
articolo tratteremo solo gli impianti di frenatura di servizio di tipo
idraulico oltre a quelli di frenatura di stazionamento, tralasciando quelli
pneumatici.
Gli impianti di servizio idraulici si compongono di quattro gruppi di
elementi principali ciascuno dei quali
dotati di particolari componenti.
Il primo
gruppo è quello degli elementi di comando all’interno del quale troviamo:
pedale, pompa del freno (formata da un pistoncino che mette in pressione il
liquido quando viene premuto il pedale; questa pompa è collegata al serbatoio
contenente il liquido del circuito) e servofreno ovvero un dispositivo che
amplifica l’intensità dello sforzo esercitato sul pedale e che si differenzia
in base all’alimentazione del veicolo, sia esso benzina o diesel.
Il secondo
gruppo contiene gli elementi di trasmissione dell’impianto: trattasi di
tubazioni rigide e flessibili.
Il terzo
gruppo contiene i freni anteriori e posteriori e prende il nome di gruppo degli
attuatori, mentre il quarto gruppo racchiude in sé elementi di regolazione e correzione di
frenata quali sistemi di sicurezza attiva (abs et all) che saranno trattati in
un post ad hoc.
Prima di
focalizzare l’attenzione sui principali tipi di freni delle
autovetture, credo sia opportuno sottolineare il fatto che su un autoveicolo
sono presenti due tipi di circuiti indipendenti in cui il primo comanda il
freno anteriore sinistro e il posteriore destro, mentre il secondo comanda i
rimanenti, l’anteriore destro ed il posteriore sinistro questo perché in caso
di malfunzionamento di uno dei due circuiti viene assicurato un minimo di
azione frenate sia sull’assale anteriore che posteriore.
I principali
tipi di freno presenti sulle autovetture sono due:
- a ceppo, più conosciuti come freni a tamburo
- a disco
Il freno a
ceppo o tamburo è costituito da un cilindro rotante detto tamburo appunto
solidale con il sistema da frenare e da uno o più ceppi, le ganasce, realizzati
in materiale d’attrito che hanno il compito di esercitare la forza sul cilindro per frenare la vettura.
Quando si preme il pedale del freno il circuito mette in azione le ganasce che
con azione di attrito rallentano e frenano il tamburo solidale alla ruota.
Il freno a
tamburo si classifica per il numero dei ceppi, semplice e doppio e per la
disposizione degli stessi sul tamburo, interna ed esterna.
Quello a
tamburo è un freno che presenta diversi
vantaggi, tra cui una notevole efficienza richiedendo un limitato sforzo sul pedale per garantire
una apprezzabile potenza frenante ed una realizzazione economica essendo di tecnologia poco sofisticata e
ricercata, mentre tra gli svantaggi troviamo un peso piuttosto elevato ed un
surriscaldamento superiore ad altri tipi di freno. Questo provoca una perdita
di efficacia che lo ha portato nel tempo ad essere utilizzato solo sulle ruote
posteriori di vetture di cilindrata medio piccola; infatti lo sforzo frenante
che devono sopportare le ruote posteriori è modesto rispetto a quelle anteriori
sulle quali grava la maggior parte del carico frenante.
Nelle immagini seguenti è possibile vedere un freno a tamburo, nella prima si vede il suo principio di funzionamento, mentre nella seconda un suo complessivo:
Freno a tamburo, principio di funzionamento |
Freno a tamburo, complessivo |
L’altro
freno presente su tutte le autovetture è quello a disco; l’elemento mobile, quello collegato alla
ruota, è costituito da un disco di ghisa o acciaio, mentre quello fisso è
costituito da una pinza che avvolge la parte periferica del disco stesso.
La pinza
contiene le pastiglie che vengono premuti contro le pareti laterali del disco generando
attrito che produce l’azione frenante, che è direttamente proporzionale alla
pressione sul pedale.
Le pastiglie
sono costituite da una miscela di molti materiali (resine, abrasivi,
lubrificanti) e in quelle pregiate possiamo trovare anche delle fibre di kevlar
per la notevole resistenza che esse offrono.
Al disco di
un freno vengono chieste proprietà di robustezza a causa delle sollecitazioni
meccaniche alle quali viene sottoposto, l’indeformabilità in modo che le pinze
possano agire sempre su superfici piane, la resistenza all’abrasione per garantire durate notevoli e la
conducibilità termica per disperdere rapidamente il calore.
Questo tipo
di freno è presente sull’avantreno di tutte le autovetture perché più
performante di quello a tamburo ed inoltre è presente anche sul retrotreno
delle vetture con prestazioni più elevate.
Una parola
che molto spesso si sente quando si parla di freni a disco è “autoventilati”; i
freni autoventilati presentano dei condotti
la cui rotazione provoca l’aspirazione dell’aria che passa dal centro
alla periferia raffreddando il disco evitando il fading cioè evitando che l’efficacia
dei freni venga compromessa a causa di eccessivi utilizzi degli stessi. Le immagini seguenti riportano i principi di funzionamento e un complessivo di un freno a disco:
Freno a disco, principio di funzionamento |
Freno a disco, complessivo |
Su tutti i
veicoli è anche presente il freno di stazionamento, più conosciuto come il
freno a mano. Questo blocca il veicolo quando esso è in sosta e facilita le
partenze in salita sui veicoli che non presentano altri aiuti di tipo non
meccanico .
Questo tipo
di freno è quasi sempre di tipo meccanico e aziona i freni posteriori tramite
dei tiranti che vengono azionati quando si tira l’apposita leva, di solito
posizionata tra i sedili anteriori del veicolo. Essa presenta una forma
standardizzata, tranne qualche caso particolare (qualche lettore ricorderà il
freno a mano della Alfa Romeo 75). In alcuni veicoli, quali le tedesche
Mercedes-Benz, il freno di stazionamento viene attivato da un altro pedale
posizionato a sinistra di quello della frizione e di dimensioni ridotte
rispetto agli altri e sganciato con una manopola posta all’altezza del
cruscotto.
Le immagini seguenti riportano la leva di un freno a mano tradizionale e il freno di stazionemento di casa Mercedes-Benz:
Freno di stazionamento tradizionale |
Freno di stazionamento Mercedes-Benz |
Nel quadro
delle vetture è presente una spia circolare con una "P" che segnala l’inserimento del
freno a mano dal momento che esso può essere “facilmente” inserito durante la
marcia ed inoltre risulta non perfettamente sganciato al momento di una
partenza.
Un consiglio
che mi permetto di dare è quello di prestare molta cura all’utilizzo del freno
di stazionamento specie nella manovra di innesto dello stesso: la corretta
manovra di inserimento consiste infatti nel premere il tasto e sollevare
con decisione la leva sino a fine corsa; spesso qualche “distratto” dimentica
di premere quel tasto accompagnando la manovra con uno spiacevole rumore
metallico; bene, quel tasto non serve solo per lo sgancio; essendo componenti
meccanici sono soggetti ad usura e senza premere quel tasto a lungo andare si
finisce con il danneggiare il sistema compromettendone l'efficacia di funzionamento.
Proprio per evitare questo problema, su alcune vetture di classe medio alta, sono disponibili freni di stazionamento che entrano in funzione solo se viene premuo il testo; ciò significa che sollevare la leva senza premere il tasto non provoca nessun effetto ed una volta lasciata essa ritorna nella posizione originaria di riposo.
Nessun commento:
Posta un commento