sabato 19 febbraio 2011

Lo pneumatico

Ben ritrovati a tutti!
Oggi trattiamo un componente presente su tutti i veicoli in circolazione, lo pneumatico. Si tratta di un componente che a detta di molti garantisce anche il 50% in termini di sicurezza e prestazioni in un autoveicolo basti pensare a cosa succede se si attraversa una strada innevata con o senza pneumatici adatti, ma allo stesso tempo è un componente che alcuni automobilisti “distratti” trascurano compromettendo la sicurezza loro e di altri utenti……
Prima di addentrarci nelle specifiche, possiamo dire la funzione primaria cui è chiamato uno pneumatico vale a dire sostegno e scambio, attraverso il contatto ruota - fondo stradale, di forza necessaria per il trasferimento della potenza e controllo della direzione.
Gli pneumatici si dividono in due categorie: quelli con e senza camera d’aria, rispettivamente tube e tubeless. Nei primi l’aria è racchiusa nella camera d’aria  che dà un effetto di andamento e sospensione del veicolo, mentre nei secondi la tenuta dell’aria è garantita da un sottile rivestimento di gomma impermeabile che ricopre tutta la parte interna.
Nella sua struttura tradizionale, lo pneumatico si compone di:
  • ·         Carcassa;
  • ·         Battistrada;
  • ·         Tallone;

La carcassa è una parte importantissima nella struttura di uno pneumatico e le sue caratteristiche sono fondamentali per dare alla copertura le necessarie doti di resistenza a sollecitazioni e di comportamento di guida. La carcassa si compone di uno o più strati di tessuto gommato che determinano una classificazione della stessa: si parla infatti di carcassa diagonale (una o più coppie di tele sovrapposte e incrociate in modo da formare un determinato angolo con la mezzeria dello pneumatico) ormai andata in disuso, carcassa radiale (una o più tele sovrapposte i cui fili formano un angolo di 90° con la mezzeria dello pneumatico). La tipologia radiale è la più diffusa oggi perché garantisce durata maggiore, capacità di carico maggiore, migliore comportamento in frenata sul bagnato e un maggiore confort ad alte velocità su percorsi autostradali. Tutto questo a scapito di rumorosità su strade non perfette per velocità inferiori ad 80 km/h. il vero punto di forza di una carcassa radiale è la diminuzione del fenomeno dell’aquaplaning, ovvero la pericolosa perdita di aderenza tra pneumatico e fondo stradale quando è presente un velo d’acqua. Questo fenomeno fa “planare” la ruota rendendo anche impossibile controllare lo sterzo annullando l’effetto di frenata. Ovviamente per limitare questo fenomeno oltre a pneumatici dotati di carcassa radiale occorre che la pressione dello stesso sia corretta e che il battistrada sia in buono stato.
Il battistrada è la parte dello pneumatico a contatto con la strada. Esso deve avere un’ottima resistenza all’usura e garantire una buona tenuta di strada. È caratterizzato dal “disegno” in base al quale è classificato (sportivo, turistico etc.), disegno ottenuto tramite incavi che variano nell’ordine dei 7 mm. Una parola molto comune quando si parla di battistrada è la mescola; essa altro non è che una miscela di varie gomme naturali, sintetiche con altri composti chimici che garantiscono resistenza all’abrasione, alla lacerazione, ma soprattutto che abbiano una buona tenuta su fondi diversi; proprio per questo vengono utilizzate diverse mescole per fondi asciutti o innevati.
Il tallone, invece, è la parte dello pneumatico a contatto con il cerchio con il quale scambia sforzi longitudinali (trazione e frenata) e trasversali (direzionalità in curva). Nei tubeless esso deve garantire anche una tenuta ermetica e per questo è rivestito con uno strato di gomma impermeabile.
Nell'immagine seguente è possibile vedere una pneumatico in sezione in cui sono evidenziati i componenti appena descritti.

Sezione di uno pneumatico

La cosa che non passa certo inosservata è la serie di lettere e numeri presente su ogni pneumatico; si tratta di veri e propri dati di targa dello stesso, ma vediamo con precisione di cosa si tratta.
Su ogni penumatico per ovvie ragioni è presente il nome del costruttore ed il modello cui fa riferimento. Poi compare un codice alfa numerico come per esempio 195/65 R 15 91 H TL; nell’ordine:
  • ·         il primo numero indica il diametro in millimetri ;
  • ·         il secondo è il rapporto in percentuale fra l’altezza e la larghezza;
  • ·         la prima lettera fa riferimento alla carcassa; nell’esempio trattasi di carcassa radiale;
  • ·         il numero dopo la lettera indica il diametro del cerchio in pollici  ( 1inch = 2.54 cm);
  • ·         il numero successivo rappresenta l’indice di carico, ovvero la portata massima di uno pneumatico ad una data pressione di gonfiaggio;
  • ·         la lettera seguente è l’indice di velocità; in questo caso H sta per 210 km/h massimi;
  • ·         l’ultima lettera indica il tipo di pneumatico, con o senza camera d’aria. Nell’esempio TL tubeless. 

Questo descritto è solo un esempio, per avere maggiori dettagli su questi codici e con ulteriori spiegazioni dei singoli termini, clicca qui.
Un tipo di pneumatico molto importante è quello invernale o termico. Questo va montato all’inizio della stagione invernale e smontato ad inizio primavera.
I pneumatici invernali, più conosciuti come gomme termiche, si differenziano dalle tradizionali perché la loro mescola contiene una elevata percentuale di silice che permette una migliore aderenza all’asfalto anche a bassa temperatura. La silice rende la gomma più “tenera” ed adatta a tenere meglio la strada.
È possibile riconoscere un pneumatico invernale se alla fine dei dati di targa compare la sigla “M+S” (Mud + Snow: fango e neve) accompagnata da una montagna con un il simbolo del fiocco di neve che indica la ruota adatta anche a percorrere strade di montagna. Nell'immagine seguente compare questo simbolo:

Pneumatico invernale M+S

Vediamo allora come funziona un pneumatico da neve: si può assistere ad un comportamento diverso in caso di neve o ghiaccio. Se la neve è fresca, la forte pressione esercitata dall’auto aggrega i cristalli di ghiaccio di cui è composta la neve e la gomma riesce a far presa sulla strada perché la neve si trova a contatto con altra neve. Se sulla strada è invece presente del ghiaccio, si attiva l’azione delle lamelle dei pneumatici; queste riscaldando il battistrada, determinano una differenza di temperatura fra ghiaccio e pneumatico, realizzando un effetto adesivo (è lo stesso effetto che si ha quando si tocca un cubetto di ghiaccio con un dito della mano).
I pneumatici invernali richiedono due accortezze particolari: che siano montati con lo stesso senso di marcia (è presente su di essi una freccia che indica quello corretto) e che la pressione di gonfiaggio sia maggiore di 0,2 bar rispetto a quelle normali. Di seguito è possibile vedere alcune immagini di pneumatici da neve:

Pneumatici invernali

Pneumatici invernali

Pratica comune e consigliata nella gestione di un treno di pneumatici è l’inversioneQuesto è dovuto ad un diverso consumo del battistrada anteriore rispetto al posteriore perché nella maggior parte dei casi le ruote anteriori oltre ad imporre la direzionalità hanno il peso del motore e la trazione. Per uniformare dunque il consumo dei battistrada è opportuno invertire e non incrociare gli pneumatici; questa pratica va fatta ad intervalli più o meno regolari anche se il chilometraggio non è il parametro più importante per stabilire il momento migliore; meglio una visita dal gommista…
Il pneumatico come detto all’inizio dell’articolo assume notevole importanza in termini di tenuta di strada, quindi di sicurezza. È molto molto importante accertarsi che sia in buono stato e ricordare che con il tempo esso tende ad indurirsi e questo significa che il battistrada si consuma sempre meno, rendendo sempre più difficile accertarsi delle sue condizioni.
L’ideale inoltre è montare un treno di gomme dello stesso tipo, ma nel caso in cui non fosse possibile per diverse ragioni è opportuno montarle a due a due uguali (anteriore destra uguale ad anteriore sinistra, idem per le posteriori).

4 commenti:

Unknown ha detto...

Innanzitutto COMPLIMENTONI PER IL BLOG!!!
L'ultima tendenza in fatto di montaggio di Pneumatici è quella di montare quelli nuovi dietro. Personalmente io non sono daccordo in quanto credo che sia molto più probabile perdere aderenza sul davanti che sul dietro. Chi sostiene la tesi di montarli dietro dice che una sbandata sul davanti è più controllabile di una dietro, ma io sostengo che una sbandata è sempre una sbandata ed è meglio evitarla, per esempio con una frenata di emergenza sul bagnato credo che gli pneumatici dietro svolgano uanfunzione minima rispetto al carico che si sposta sul davanti.

Che ne pensate?

Salmec

motoristicamente ha detto...

Ciao Salmec e grazie (ancora) per i complimentoni!
Spero che la discussione sul gruppo di facebook ti sia stata utile;
Premesso che sono molto d'accordo con te sul fatto che una sbandata vada evitata a prescindere, vorrei provare in ogni caso a dare una spiegazione circa il fatto che una sbandata sull'anteriore è più controllabile di una sul posteriore.
Una chiave di lettura è data dai trasferimenti di carico.
Quando un'auto all'ingresso di una curva perde aderenza sull'anteriore (sottosterzo) tende ad andare dritta e, senza interventi del guidatore, purtroppo (si può dimostrare) essa si ferma solo davanti ad un ostacolo.
Indipendentemente dalla trazione, l'unico rimedio possibile da parte del guidatore è quello di lasciare l'acceleratore: solo in questo modo infatti, il trasferimento di carichi sull'avantreno fa riprendere aderenza ai pneumatici. Inoltre staccare l'acceleratore è la cosa, come dire, più spontanea e naturale per un guidatore.
Per rimediare ad un sovrasterzo (perdita di aderenza sul retrotreno) invece occorre anche controsterzare, operazione che richiede una certa "dimestichezza"; a tutto questo aggiungi anche il fatto che il freno in sovrasterzo non deve essere toccato per non alleggerire ulteriormente il retrotreno. Come puoi immaginare la situazione si complica...
Oggi la maggior parte delle autovetture è dotata di sistemi di sicurezza attiva (argomento dei prossimi post del blog) in continuo aggiornamento che garantiscono aiuti ulteriori ai guidatori proprio in situazioni come queste.

Spero di esserti stato d'aiuto!
Continua a seguirci!
A presto!

Unknown ha detto...

Complimenti per il post e per la spiegazione data nel commento! Appena torno a casa vado a guardarmi tutti i codici degli pneumatici e se quelli termici sono montati correttamente!

Unknown ha detto...

Proviamo ad approfondire l'argomento:
in altre pagine (facebook) si "dimostra" e si dichiara che la migliore scelta è mettere le gomme migliori dietro.
Preferisco postare qui perchè si può permettere a tutti di intervenire, non solo agli amici di Feisbuk;
Premetto che fino ad adesso ho sempre montato le gomme migliori sul davanti e mi considero un guidatore nella media, abbastanza prudente.
Provo a esprimere la mia opinione sulla base della mia esperienza, ben lungi dall'essere esaustivo o scientificamente "corretto".
Iniziamo dall'esperienza:
Quasi 20 anni di patente e 500.000Km effettuati.
Provo a stimare gli episodi negativi che mi sono accaduti fino ad adesso:
- Acquaplaning: circa 100 episodi (100 giornate piovose in un anno, il 10% delle qualil MOLTO piovose, almeno un episodio di acquaplaning ogni due giornate MOLTO piovose, per 20 anni, =100/10/2*20=100)
- frenate di emergenza, ovvero quelle che ti fanno mandare a quel paese l'altro automobilista: circa 40 episodi (1 episodio ogni 6 mesi, per 20 anni = 40 )
- sovrasterzi: 3 episodi (me li ricordo uno per uno!).
Analizziamo le conseguenze:
- 100 acquaplaning: nessuna conseguenza per fortuna, spesso molta paura di perdere il controllo, dopo il secondo episodio di seguito a 110Km/h in autostrada ci si fa l'abitudine.
- 40 frenate di emergenza: 1 tamponamento ma nulla di grave, avevo rallentato abbastanza.
- 3 sovrastezi: nessuna conseguenza, grandi controsterzate, e soddisfazione di aver giocato per tanto tempo a Colin McRae Rally, grazie al quale si ha avuto la prontezza di reagire anche all'effetto pendolo.
Analizziamo le cause:
- acquaplaning: cattiva manutenzione stradale;
- freneta di emergenza: alta velocità e mancanza del rispetto della distanza di sicurezza;
- sovrasterzi: alta velocità in curva.
Facciamo un po' di pseudo-statistica:
Fenomeni rilevati che coinvolgono l'aderenza dell'avantreno:140
Fenomeni rilevati che coinvolgono l'aderenza del retrotreno:3
Fenomeni rilevati che coinvolgono l'avantreno e che potrebbero essere evitati grazie ad una guida prudente: 70 (il 50% di 140)
Fenomeni rilevati che coinvolgono il retrotreno e che potrebbero essere evitati grazie ad una guida prudente: 1 (il 33% di 3)
Fenomeni che coinvolgono l'avantreno e che nonostante una guida prudente comunque accadono: 70
Fenomeni che coinvolgono il retrotreno e che nonostante una guida prudente comunque accadono: 2
Riassumiamo, considerando la percorrenza di 500.000Km:
- ogni 7143 Km percorsi rischio di perdere aderenza sull'avantreno (500000/70)
- ogni 250000 Km percorsi rischio di perdere aderenza sul retrotreno (500000/2).
Ovvero dal punto di vista del tempo trascorso( 20 anni):
- ogni 3,5 mesi rischio di perdere aderenza sull'avantreno (20*12/70)
- ogni 10 anni rischio di perdere aderenza sul retrotreno (20/2)
Alla luce di questi pseudo-dati perchè mai dovrei avere un retrotreno performante, se il fenomeno accade sporadicamente, e perchè dovrei mettere a repentaglio la sicurezza dell'avantreno, montando le gomme migliori dietro se la perdita di aderenza sull'avantreno è molto più frequente?

si attendono considerazioni in merito...

Buon BLOG

Salmec